La Quarzite di Barge
Ultima modifica 28 marzo 2024
Alle spalle del concentrico bargese vi è un monte, che nel suo punto più alto raggiunge i 1300 metri, è coperto di alberi come molti altri, nel sottobosco fioriscono i mughetti, nascono i funghi ed in autunno dai ricci aperti fanno cucù le castagne.
Ma quasi sulla vetta, sotto al cuni strati di terreno nasconde uno dei materiali unici al mondo, che proprio dal paese prende il suo particolare nome, “LA BARGIOLINA”.
Definirla pietra è riduttivo, le caratteristiche che la contraddistinguono sono uniche e dopo averla conosciuta è difficile dimenticarla, come sarà difficile dimenticare il suo uso in tanti anni di storia.
La coltivazione della Bargiolina, spesso conosciuta come Quarzite, in quanto il suo componente maggiore è il quarzo, risale ai primi insediamenti nel monte, circa nel 1200.
I primi dati certi sul suo utilizzo risalgono al 1374 circa, agli statuti concessi da Amedeo VI di Savoia alla cittadina di Barge circa, nei quali veniva ordinato di mantenere in buono stato i sentieri che portavano dalla città alle cave sul Monte Bracco.
L’uso venne incrementato sempre ad opera di un altro Savoia, Ludovico: colui che acquistò la Sindone e vietò ai cittadini bargesi le coperture in legno o paglia all’interno del concentrico. Persino il grande Leonardo da Vinci conobbe la Quarzite, e lo dimostra una tavoletta datata 5 gennaio 1511:
"Monbracho sopra Saluzo, sopra la certosa un miglio a piè di Monviso a una miniera di pietra faldata la quale biancha come marmo di carrara senza macule che è della durezza del porfido, odpiù delle quali il compare mio maestro benedetto scultore a impromesso donarmene una tabulletta x li colori. Adì 5 genaro 1511".
Tra il XVII ed il XVIII secolo le cave lavorarono a pieno ritmo per soddisfare le esigenze di grandi architetti quali Guarini, Juvarra, Gallo ed Alfieri, in utilizzi che ancora oggi abbelliscono il nostro territorio: dalle torri Guariniane del Castello di Racconigi al salone del primo parlamento subalpino in Palazzo Madama, dal Castello di Stupinigi alla Reggia di Venaria.
Notizie sull’uso della quarzite per pavimenti e coperture sono riportate in un Dizionario Geografico Storico Statistico Commerciale degli Stati di S.M. il Re di Sardegna del 1834.
E questo malinconico Re di Sardegna, Carlo Alberto, ad utilizzare come nome per il suo esilio quello di “Conte di BARGE”: chissà, forse in analogia alla sua tristezza imperitura, quanto imperitura è la Bargiolina.
Ma come la storia delle grandi dive, anche la Bargiolina purtroppo ha il suo periodo oscuro, negletta, dimenticata, ed infine riutilizzata per scopi totalmente diversi da quelli a cui era stata originariamente destinata, sottovalutandone totalmente le qualità decorative.
La quarzite veniva infatti macinata nei mulini per essere trasformata in polvere e utilizzata sia come materiale di rivestimento per i cilindri dei mulini di cemento, sia come polvere per la pulitura delle canne dei cannoni ed anche, come pochi sanno, come componente delle paste per dentifrici.
Negli anni del boom edilizio (anni ‘50 fino ai ’70) l'industria poté contare su ottimo materiale di cava; tale periodo costituì il “periodo d’oro” del settore, periodo in cui questo splendido materiale era tornato all’utilizzo per il quale era nato.
Oggi, la Bargiolina ha ritrovato il posto di prestigio che merita, quello di pietra unica al mondo, ne esistono altri giacimenti in Brasile, ma con caratteristiche e sfumature di colore decisamente diverse che non possono ingannare chi della Bargiolina si è innamorato.
Attualmente le cave coltivate sono due e la gamma di colori presenti è esigua; si possono trovare il prezioso giallo oro, il pallido giallo paglierino, il più comune grigio e il raro grigio oliva.