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Descrizione
Eugenio Castrini, classe 1929, ha svolto un ruolo importante nella comunità bargese, anche a livello amministrativo, come consigliere, assessore e anche Vice Sindaco negli anni che vanno dal 1964 al 1991. La sua figura ha avuto un alto profilo di testimonianza sul piano politico e umano, nelle lotte legate al Partito Socialista, che rappresentò per cinque anni anche come consigliere provinciale.
Il padre Mario era arrivato a Barge negli anni Trenta come guardafili del telegrafo, la zona gli piacque e nel 1935 decise di trasferirsi con la famiglia; l’attività che era chiamato a svolgere gli imponeva di essere costantemente a disposizione per eventuali guasti che potevano verificarsi sulle linee che da Barge percorrevano tutta la Val Pellice, ma gli lasciava anche del tempo libero e così, visto che non gli piaceva restare a non far nulla, secondo una caratteristica che Eugenio ha certamente ereditato, decise di imparare l’arte dell’apicoltura, diffusa già all’epoca nella Val Pellice. Come racconta Eugenio, in un articolo apparso nel 2008 sul bollettino dell’Associazione Produttori Miele Piemonte, l’attività si trasformò ben presto in una passione che coinvolgeva tutta la famiglia e che rappresentò anche un’occasione che fare educazione ambientale ante litteram con i consumatori, ai quali si vendeva “un prodotto genuino”, illustrando “con pazienza” caratteristiche e virtù alimentari. Forse nell’operosa e solidale comunità delle api i Castrini riconoscevano le loro stesse qualità.
Secondo l’antico detto “Nomen omen”, e davvero ben gli si addiceva quello di “Eugenio”, per una nobiltà d’animo e una fierezza di pensiero che sempre lo ha distinto, unito alla disponibilità al dialogo e al confronto, caratteri di cui oggi avvertiamo profonda nostalgia. Fu una figura chiave nella ricostruzione della storia della Resistenza locale, per aver percorso tanta parte delle lotte democratiche del suo tempo, anche nel campo dei diritti del lavoro: ricordava con emozione quella che fu una vera “scuola di politica”, ovvero i vagoni del treno che all’alba portavano tanti operai a lavorare a Torino; in quelle lunghe ore di viaggio, come lui stesso mi raccontò, alcuni giocavano a carte, altri dormivano, ma molti parlavano di politica e di tematiche importanti, si leggevano giornali e si discuteva, in un confronto serrato ma costruttivo, in cui, seppur da posizione anche lontane dal punto di vista ideologico e di esperienza personale, si formava la coscienza civile dei più giovani, grazie alle riflessioni dei più anziani.
“Non ho sciupato l’esistenza”: questo il titolo che Eugenio stesso scelse per quell’articolo del 2008, credo possa rappresentare il bilancio più significativo della sua vita, che detta al tempo stesso le ragioni che ne fanno per noi un exemplum.
LA SINDACA Prof.ssa PIERA COMBA
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Ultimo aggiornamento: 26 settembre 2025, 18:14